La radio in Italia fra le due guerre propaganda e intrattenimento

Per parlare della radio occorre ricordare che questo medium fu inventato nella sua forma moderna da Guglielmo Marconi, un italiano con salde radici nella cultura anche imprenditoriale inglese. Marconi era un businessman, e il suo progetto fu di creare un’industria radiofonica privata. Tuttavia il regime fascista optò per farne un monopolio di stato, così da poterlo meglio utilizzare in chiave propagandistica. Per questa finalità agì su tre versanti:

a) fondazione di una apposita impresa pubblica (EIAR – Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche)

b) produzione di apparecchi ricevitori a basso costo (Radio Balilla)

c) creazione di circuiti ad hoc per le campagne (circuito agrario)

d) sviluppo di contenuti di intrattenimento, dotati di parziale autonomia creativa.

Parleremo a proposito del punto D de I quattro moschettieri, una trasmissione ideata e condotta da Nizza e Morbelli, che ebbe un immenso successo e che racconta una incredibile storia di multimedialità.

Dell’uso fascista della radio diremo due cose ulteriori: la prima è l’intenzione di strutturarla come medium diffuso; la seconda è l’uso propagandistico, soprattutto ovviamente dalla Guerra di Etiopia in poi, anche con l’uso dei successi sportivi:

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